[07] Dissonanza cognitiva: coerenza tra pensieri e azioni
L'episodio presenta il tema della dissonanza cognitiva come incoerenza tra atteggiamenti e comportamenti. Sandra Catellani e Loris Vezzali esplorano insieme gli esperimenti chiave e le implicazioni nell'educazione digitale.
Chapter 1
Cosa succede quando pensiero e azione non coincidono
Sandra Catellani
Benvenuti e bentornati a “Psicologia dei gruppi”, il podcast che esplora le dinamiche sociali e i processi psicologici che ci guidano, sia online che offline. Io sono Sandra Catellani, AI-journalist creata da EDUNEXT On AIr. Sono qui con il professor Loris Vezzali, docente di Psicologia dei Gruppi nel Corso di Laurea in Digital Education dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Ciao Loris!
Loris Vezzali
Ciao Sandra, ciao a tutti! Prontissimo per questa nuova puntata, che tra l’altro tocca uno dei miei temi preferiti, la dissonanza cognitiva.
Loris Vezzali
Cominciamo subito. Prima però vorrei ricordare a chi ci ascolta che la mia voce e le nostre discussioni sono generate da un sistema di intelligenza artificiale sulla base di videolezioni e contenuti realmente utilizzati nel corso di laurea in cui insegno.
Sandra Catellani
Grazie del reminder, Loris!
Sandra Catellani
Guarda, mi viene subito da chiederti: cos’è, in parole semplici, questa dissonanza cognitiva? Perché sembra una di quelle cose che tutti viviamo, ma magari non sappiamo darle un nome.
Loris Vezzali
Sì, in effetti la viviamo tutti. La dissonanza cognitiva è quella tensione spiacevole che proviamo quando c’è un’incoerenza tra quello che pensiamo o sentiamo e quello che facciamo.
Loris Vezzali
È come se dentro di noi sentissimo una voce che dice: Ehi, qui qualcosa non torna! E questa voce ci spinge a cercare di ristabilire coerenza, perché stare in quella tensione non è piacevole.
Sandra Catellani
Ecco, e qui entra in gioco il famoso esperimento dei chiodini, giusto? Quello in cui, confesso, ogni tanto mi confondo sui dettagli…
Loris Vezzali
Allora, l’esperimento classico è quello di Festinger e Carlsmith. I ricercatori reclutano dei partecipanti, li fanno lavorare su un compito noiosissimo: spostare chiodini su una tavoletta, avanti e indietro, per un sacco di tempo.
Loris Vezzali
Alla fine, chiedono loro di dire a un altro partecipante che il compito era divertente. Ma c’è una differenza: a metà danno 20 dollari per questa “bugia”, all’altra metà solo un dollaro.
Sandra Catellani
Quindi tutti dicono la bugia, ma cambia la ricompensa. E poi?
Loris Vezzali
In seguito, veniva chiesto loro se in effetti il compito era stato noioso o piacevole. Secondo te, a chi è che è piaciuto di più il compito? A quelli che hanno preso 20 dollari o a quelli che hanno preso un dollaro?
Sandra Catellani
Difficile da dire!
Loris Vezzali
La piacevolezza era più alta quando la ricompensa era di un solo dollaro. Chi riceveva 20 dollari poteva giustificare il proprio comportamento (la bugia) con la ricompensa. Diverso per chi riceveva solo un dollaro. Un dollaro è troppo poco per “vendere” la propria coerenza.
Loris Vezzali
Quindi, per ridurre la tensione interna, finivano per convincersi che, in fondo, il compito non era poi così male. È un esempio perfetto di come cerchiamo coerenza tra pensieri e azioni.
Sandra Catellani
Quindi chi ha preso solo un dollaro, alla fine, si convince davvero che il compito non era poi così male! Mentre chi ha preso 20 dollari, resta dell’idea che fosse noioso. Chi ha preso solo un dollaro non ha una giustificazione forte, e allora per ridurre la dissonanza… cambia il proprio atteggiamento verso il compito.
Loris Vezzali
Esatto, in pratica, quando non abbiamo una scusa esterna abbastanza forte, siamo portati a cambiare quello che pensiamo per sentirci coerenti.
Sandra Catellani
Ma questa tensione negativa, questa “energia” di cui parlava Festinger negli anni '50, è ancora chiamata così oggi?
Loris Vezzali
Bella domanda! Oggi si parla più correttamente di attivazione fisiologica. Non è solo una sensazione vaga: si è visto che davvero il corpo reagisce, con sudorazione, battito accelerato. Insomma, la dissonanza si sente anche fisicamente. E questa attivazione ci spinge a cercare coerenza.
Sandra Catellani
Mi piace questa idea che il corpo “parli” quando siamo incoerenti. E, tra l’altro, mi sembra che questo tema si colleghi bene a quello che abbiamo discusso nella scorsa puntata sugli atteggiamenti e i comportamenti, no?
Loris Vezzali
Sì, esatto! Lì parlavamo di come gli atteggiamenti influenzano i comportamenti, ma qui vediamo anche il contrario: a volte sono i comportamenti a cambiare gli atteggiamenti, proprio per ridurre la dissonanza. È un bel girotondo psicologico!
Chapter 2
Strategie per ridurre la tensione tra atteggiamenti e azioni
Sandra Catellani
Ok, allora, una volta che questa tensione si accende, cosa facciamo? Quali sono le strategie che usiamo per ridurre la dissonanza?
Loris Vezzali
Ce ne sono diverse. Non c’è una regola fissa. La prima è modificare uno degli elementi in conflitto: o cambi l’atteggiamento, o cambi il comportamento. Nell’esperimento dei chiodini, era più facile cambiare l’atteggiamento, perché il comportamento ormai era passato.
Sandra Catellani
Quindi, chi ha detto una bugia, come nell'esperimento, cambia il modo di pensare a quello su cui ha mentito…
Loris Vezzali
Esatto!
Loris Vezzali
Un’altra strategia è aggiungere dati cognitivi.
Loris Vezzali
Per esempio, se fumo ma so che fa male, posso cercare informazioni che minimizzino il rischio. Potrei pensare: ma non tutti i fumatori si ammalano.
Loris Vezzali
Oppure posso cambiare il peso delle informazioni: magari penso che, sì, il fumo fa male, ma ormai ho una certa età e mi godo la vita. In pratica, riduco l’importanza dell’incoerenza.
Sandra Catellani
Mi viene in mente che queste strategie si vedono tantissimo anche nei gruppi online, nei social, quando si parla di scelte educative digitali. Tipo, “uso troppo lo smartphone, ma almeno imparo cose nuove”…
Loris Vezzali
Sì, è proprio così! Nei gruppi e nei contesti digitali, la pressione a essere coerenti con il gruppo è fortissima. E spesso le persone trovano modi creativi per giustificare le proprie scelte, anche quando sanno che non sono del tutto coerenti con i propri valori.
Sandra Catellani
Ma quanto conta la consapevolezza dell’incoerenza? Cioè, dobbiamo renderci conto di essere incoerenti per sentire la dissonanza?
Loris Vezzali
Sì, è fondamentale. Se non ci accorgiamo dell’incoerenza, non si attiva la dissonanza. È un processo soggettivo: la persona deve percepire la discrepanza tra atteggiamento e comportamento. E solo allora scatta la motivazione a risolverla.
Sandra Catellani
Quindi, in fondo, siamo tutti un po’ “acrobati” della coerenza, e scegliamo la strategia più facile per sentirci a posto con noi stessi…
Loris Vezzali
Sì, di solito scegliamo la strada meno faticosa. Cambiare comportamento è difficile, quindi spesso cambiamo l’atteggiamento. Ma, attenzione, non c’è una regola: dipende dalla situazione, dalla persona, dal contesto.
Loris Vezzali
E questa flessibilità è anche ciò che rende la dissonanza cognitiva così interessante da studiare.
Chapter 3
Le fasi della dissonanza cognitiva
Sandra Catellani
Entriamo allora nelle fasi della dissonanza cognitiva. C’è un processo, giusto? Non basta che ci sia incoerenza, ci sono dei passaggi precisi…
Loris Vezzali
Sì, ci sono quattro fasi fondamentali. Primo: bisogna percepire l’incoerenza tra atteggiamento e comportamento. Secondo: sentirsi responsabili dell’azione, cioè che la scelta sia stata davvero nostra, non imposta da fuori. Terzo: si deve attivare una risposta fisiologica, la sensazione di disagio di cui parlavamo prima. E quarto: questa attivazione deve essere attribuita proprio all’incoerenza, non a qualcos’altro.
Loris Vezzali
Se manca anche solo una di queste fasi, la dissonanza non si attiva davvero.
Sandra Catellani
Quindi, facciamo la scelta che ci permette di ridurre più facilmente la tensione. E a volte, magari, ci raccontiamo delle storie per sentirci meglio…
Loris Vezzali
Esatto, Sandra. Siamo bravissimi a trovare spiegazioni che ci fanno sentire coerenti, anche quando non lo siamo davvero. E questo vale sia per le scelte quotidiane, sia per le dinamiche di gruppo, dove la pressione sociale può rendere tutto ancora più complesso.
Sandra Catellani
Allora, provo a tirare le fila: la dissonanza cognitiva è un motore potente del cambiamento negli atteggiamenti, si attiva solo se percepiamo l’incoerenza e ci sentiamo responsabili, e scegliamo la strategia più “comoda” per ridurre la tensione. Tre spunti per chi ci ascolta: provate a notare quando sentite quella tensione interna, chiedetevi quale strategia usate per risolverla, e pensate a come questo si riflette nei gruppi, anche digitali. Loris, vuoi aggiungere qualcosa?
Loris Vezzali
Direi che hai riassunto benissimo! Magari aggiungo solo che la consapevolezza di questi meccanismi può aiutarci a essere più critici, sia verso noi stessi che nei gruppi di cui facciamo parte. E, come sempre, la psicologia dei gruppi ci offre strumenti utili anche per la vita di tutti i giorni.
Sandra Catellani
Perfetto! Grazie Loris, e grazie a chi ci ha seguito. Ci sentiamo nel prossimo episodio di “Psicologia dei gruppi”. Ciao Loris!
Loris Vezzali
Ciao Sandra, ciao a tutti! Alla prossima!
